Comunicato stampa

ANTONIO BAGLIVO

LA CODA DI NARCISO

Biblioteca Vallicelliana

Roma

dal 28 settembre al 5 ottobre 2010

 

Martedì 28 settembre alle ore 17,00 nella prestigiosa sala Borromini della Biblioteca Vallicelliana di Roma, sarà inaugurata la mostra personale dell’artista salernitano Antonio Baglivo, dal titolo “La coda di Narciso”.

La mostra si compone di dodici libri-oggetto in copia unica, realizzati con tecniche miste, “ibridi”, per definizione dello stesso autore. Libri in forma di crisalidi; bozzoli come laboratori biologici che liberano carte incise su cui affiorano i sogni, gli incubi, le visioni e le metamorfosi di un “Narciso” smarrito e disorientato.

Un sottile e inquietante gioco di specchi fatto di allusioni e di richiami, di incontri e di scontri, di presenze e di assenze che alludono al disincanto e al malessere di chi è costretto a confrontarsi quotidianamente con la propria ombra.

Dodici libri-opera, vere e proprie sculture, caratterizzate come sempre dall’estremo rigore estetico ed intellettuale che contraddistingue l’artista salernitano.

La mostra sarà introdotta dalla Direttrice della biblioteca Maria Concetta Petrollo  Pagliarani, alla quale faranno seguito gli interventi critici di Alfonso Di Muro, Mario Lunetta, Tommaso Ottonieri, Lamberto Pignotti.

 

…I dodici libri-opera che compongono la mostra del Nostro hanno come titolo unificante La coda di Narciso. Sono libri-oggetto, in copia unica, realizzati in tecniche miste, fra cui trova ampio spazio la xilografia colorata a mano sulla quale sciamano lucertole, rinoceronti, corni, strani esseri alieni, pungiglioni, autoritratti dell’artista su superfici specchianti, silhouettes dell’autore che appare e scompare nella selva di un bizzarro e affollato giardino di varia bestialità; unificante appare anche il colore vinilico - nelle declinazioni del rosso, del giallo, del nero, fino all’avorio e al bianco -  il quale diviene il collante che tiene insieme i vari elementi dell’opera, anzi del libro.

     Dunque dodici testi. Dodici testi visivi. Dodici ritratti del mondo. Dodici auto-ritratti nei quali l’artista continuamente distoglie lo sguardo da sé per orientarlo nello specchio di noi spettatori. Una sorta di novello Narciso che, sebbene disorientato e smarrito, continua a sognare, a vivere, a desiderare, ad amare. Ma a differenza del Narciso di cui parlano Ovidio e Pausania, il nostro non rifiuta il dolore proveniente dal mondo di Eros per evitare il fallimento; anzi si confronta con gli altri volti, mette in gioco la sua faccia, con la quale si specchia in continuazione, ma il suo sguardo non è mai autoreferenziale o pieno di amor sui: egli focalizza continuamente le attenzioni della sua affettività verso l’altro e verso il mondo, sebbene popolato di mostri, di fossili nel peggiore dei casi. Egli sa fin troppo bene che tradire non vuol dire solo ingannare qualcuno o violare un patto, ma vuol dire anche svelare ciò che le convenzioni tengono opportunamente nascosto, svelare la propria vulnerabilità ad esempio, scevra da ogni presunzione e autosufficienza. Il Narciso della mitologia non scopriva se stesso per non vivere le disillusioni che abitano la nostra esistenza; il Narciso-Baglivo conosce bene la formula cara a Rimbaud che “Io è un altro”, e sa che nell’aprirsi all’altro rischia di veicolare dentro di sé i dolori del mondo, ma sa bene che questo percorso è l’unica via praticabile nel processo della formazione di se stesso, come uomo e come artista.

 

tratto da:

SOTTO IL SEGNO DELLA METAMORFOSI

OVVERO L’ENERGIA CHE TRASFORMA LA MATERIA

NELLE OPERE DI ANTONIO BAGLIVO

di Alfonso Di Muro